La diagnosi delle neoplasie urologiche ed in particolare quella del Carcinoma Prostatico, grazie anche alla migliore prevenzione ed all’utilizzo del PSA, è aumentata notevolmente in questi ultimi anni.
Il prolungamento dell’età media e l’aumentata aspettativa di miglioramento della qualità vita post-terapia ha stimolato una costante e progressiva crescita tecnologica che hanno portato allo sviluppo e alla codifica di nuove tecniche sempre meno invasive.
La prostatectomia radicale (asportazione chirurgica dell’intera prostata) con tecnica laparoscopica robotica sicuramente è un intervento di bassissima invasività ed in mani esperte (con le giuste indicazioni pre-operatorie) assicura al paziente una quantità ed una qualità di vita superiore rispetto alle altre tecniche chirurgiche tradizionali.
Il chirurgo, fisicamente lontano dal campo operatorio e seduto a una postazione dotata di monitor e comandi, muove i bracci del robot a loro volta collegati agli strumenti endoscopici tra cui una telecamera per visione tridimensionale. Tali strumenti vengono introdotti in apposite cannule precedentemente inserite in addome attraverso piccole incisioni della cute (di appena 5-12 mm di diametro: via laparoscopica).
La prostata viene asportata con movimenti millimetrici e precisissimi che vengono visualizzati e controllati su un monitor collegato alla telecamera. Durante l’intervento si esegue di routine anche un esame istologico della prostata per accertarsi della completa asportazione del tumore verificando se i margini della resezione sono liberi da neoplasia. Altro considerevole vantaggio di questa tecnica chirurgica è quella di poter individuare, con una precisione nettamente superiore nei confronti della chirurgia tradizionale, i nervi (banderelle vasculo-nervose) necessari all’erezione ed alla continenza urinaria, decidendo se è possibile risparmiarli nel rispetto del principio di radicalità oncologica. Un chirurgo urologo e andrologo ha infatti anche l’obiettivo di prevenire, nei limiti del possibile, impotenza e disfunzione erettile.
Il paziente in anestesia generale viene posizionato sul lettino operatorio con la testa rivolta verso il basso e successivamente si procede all’ intervento di prostatectomia radicale (asportazione in blocco dell’intera ghiandola prostatica comprensiva di capsula) che in mani esperte ha la durata di circa due ore.
L ‘uso del Robot riduce il tremore delle mani perfezionando i movimenti del chirurgo e migliora la visione tramite uno schermo full HD con visione 3D. Si riducono notevolmente con tale tecnica le perdite di sangue durante l’intervento.
Il dolore e la degenza post-operatoria risultano notevolmente inferiori. Ultimo, ma non trascurabile, è il miglioramento del risultato estetico finale con l’assenza di una ferita chirurgica deturpante. Il ritorno ad una vita normale è molto più rapido.